mercoledì 24 marzo 2010

Voto anch'io! No, tu no!!!

Parliamo di astensionismo elettorale. A pochi giorni dalle elezioni regionali (ed in qualche caso anche comunali), il clima politico ed elettorale si fa infuocato: dichiarazioni, offese, appelli, colpi di scena. Insomma, gran lavoro per la classe politica. Affrontando il tema della partecipazione politica ed elettorale, a lezione abbiamo visto che questa esasperazione dei toni risponde primariamente all’esigenza di mobilitare i propri elettori proprio per scongiurare il rischio dell’astensionismo. Perciò, il messaggio, più che essere rivolto verso gli avversari (o verso gli elettori degli avversari), è indirizzato ai propri elettori, specie verso coloro che sono più “tiepidi” o, al contrario, più “delusi/arrabbiati” con la propria parte politica. Discutendo della categoria di “second order elections”, abbiamo però detto che non tutte le elezioni sono giudicate allo stesso modo dagli elettori: alcune sono ritenute importanti, altre meno. Al Sud, visto che qui viviamo, le cose ancora un po’ più complicate dal peso che sul voto hanno il clientelismo e le reti parentali (spesso, come sappiamo, le due cose vanno insieme). Insomma, il problema dell’astensionismo è piuttosto complesso e si lega agli atteggiamenti che i cittadini hanno nei confronti della politica ed alle strategie comunicative di leader e partiti.
Come contributo alla riflessione su questo importante aspetto della nostra democrazia, vi segnalo due cose: un articolo di Roberto D’Alimonte (già mio professore di Sistema Politico Italiano a Firenze) sul Sole 24 ore; un appello contro l’astensione che mi è arrivato dalla redazione di una rivista, Nuvole, che è apertamente schierata a sinistra. Il primo contiene una riflessione sulle elezioni regionali e sul recente voto francese che, seguendo uno dei principi delle elezioni di secondo ordine, punisce duramente il governo in carica. Il secondo ve lo propongo come esempio di ragionamento e di dibattito all'interno di un gruppo di intellettuali di sinistra. Leggeteli, cercate sul web altri spunti di riflessione, fatevi un'opinione più meditata e poi, se volete, condividete i vostri pensieri con gli altri. C’è, ad esempio, qualcuno che medita di astenersi e, mettendo tra parentesi il meccanismo della desiderabilità sociale, ci vuole dire perché? A voi la parola!

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L'APPELLO DELLA REDAZIONE DI NUVOLE

Un sordo desiderio di astensione, o di scheda bianca, segna questa campagna elettorale. C’è perfino chi fa esplicita propaganda per il non voto. La voglia di sottrarsi alla scelta non è senza motivi. Lo spettacolo quotidianamente offerto dalla maggioranza di governo e dal suo leader è a dir poco disgustoso. E sicuramente dannosissime sono per la stragrande maggioranza degli italiani le politiche che il governo sta conducendo. Non solo i mali di cui soffre il paese si vanno rapidamente aggravando – disoccupazione, arretratezza del sistema industriale, infiltrazioni criminali, declino del Mezzogiorno – ma il dirigismo manageriale del governo, simbolizzato dalla bulimica espansione degli interventi della Protezione civile, testimonia solo un incontenibile slancio predatorio. Se si può ridurre a una formula semplice ciò che accade, suggeriamo la seguente: ci stanno mangiando vivi. Ove non bastasse, il paese è stato investito, per iniziativa dei partiti di gov erno, da una squallida ventata di razzismo, che sta azzerando i più elementari principi della convivenza democratica: tolleranza e rispetto dell’altro. La nausea per tutto questo, e per molte altre cose ancora, è un buon motivo per non votare.

Sul fronte opposto, non possiamo non constatare malinconicamente l’assoluta inadeguatezza dell’opposizione. La quale, salvo rare eccezioni, sembra rassegnata a sopravvivere parassitariamente sulle spalle della magistratura. Gli italiani sono ben consapevoli dell’infima moralità di chi ci governa, come sono ben consapevoli della sua ferma volontà di travolgere ogni regola pur di garantirsi l’impunità. Per alcuni ciò è indifferente. Per altri non lo è per nulla, ma l’opposizione sembra non saper fare molto di più che ricordarcelo. Avremmo bisogno di sentir parlare di lavoro, di ambiente, di istruzione, di servizi pubblici in decadenza. Sentiamo parlare solo dei misfatti del premier e dei suoi tentativi di sottrarsi alla giustizia. È troppo poco, anzi è nulla. Deprimente è anche in gran parte il personale che affolla le liste elettorali della sinistra. Il più dequalificato Parlamento della storia repubblicana lo è a destra come a sinistra. La mediocrità dei candidati è in piena sintonia con lo stato del Parlamento e non offre di sicuro grandi motivi per votare. Eppure noi riteniamo che il non voto sia un gravissimo errore. In special modo nell’attuale congiuntura politica. Una vittoria di Berlusconi, dovesse anche contrarsi il suo elettorato a causa di una larga astensione di destra, verrebbe subito decifrata come un mandato a promuovere un’ulteriore involuzione della democrazia italiana. È verosimile che Berlusconi comunque interpreti in tal modo qualsiasi responso delle urne. Ma non possiamo fornirgli scuse. Né possiamo indurlo a ritenere che una parte dell’elettorato sia rassegnato alle sue iniziative.

C’è un altro elemento su cui tutti dovremmo riflettere. Lo stato della politica italiana è disastroso. Scandolosa è la destra, deprimente è la sinistra, con Casini che si affanna nel mezzo. A sua volta la sinistra popolare, o radicale, è stata devastata dalla volontà di annientarla di Veltroni, ma anche dai narcisismi della sua leadership. Resta tuttavia da vedere se abbiamo il diritto di chiamarci fuori. E' troppo facile. La politica è, dopotutto, lo specchio del paese. Non abbiamo, ciascuno di noi, qualche responsabilità del suo stato? Certo, le procedure democratiche sono state ricongegnate in modo da ridurre il voto a
una procedura di acclamazione, dell'uno o dell'altro leader, minimizzando il coinvolgimento dei cittadini. Ma mille esempi dimostrano che l’esclusione non è assoluta, che è possibile aggirarla, che la domanda di rinnovamento può anche salire dal basso e diventare ineludibile. Di contro è sicuro che se il disgusto o lo scoramento hanno la meglio, magari amplificando, tramite l’astensione o le schede bianche, il seguito elettorale della destra, nulla di buono può venirne. E, per come stanno ormai le cose, potrebbe anche non esserci un’altra occasione. Votiamo, e votiamo per qualcuno, anche se ci piace molto poco. E' un dovere civico, oggi come non mai. Aiutateci anzitutto a far circolare questo appello.

La Redazione di Nuvole - http://www.nuvole.it

7 commenti:

Salvatore ha detto...

Caro professore,
Ho letto i due articoli, mi sono fatto un’opinione ancora più chiara su queste elezioni regionali. Considerando che sono elezioni di secondo ordine, la partecipazione è già ridotta di per sé. Il clima che si respira ultimamente non è delle migliori: promesse non mantenute, imbrogli, lo stato di abbandono in cui versa il sud e in particolar modo la nostra regione ecc. L’incitamento al non voto, arriva puntuale prima di ogni tornata elettorale, soprattutto da chi crede che nessuno dei candidati e dei partiti sia degno di governare una Regione, un Comune o uno Stato. Proprio in Calabria così come in altre cinque regioni d’Italia si gioca la partita tra indecisione e astensionismo. E' proprio il secondo termine a impaurire i leader del Paese. Accanto ad una forma di astensionismo fisiologico, sono sempre più le persone che si sentono sfiduciati dalla politica e dai politici considerandoli come tutti uguali e noiosi, trovando rifugio nell’astensione. C’è di più, infatti, aumentano da elezione a elezione coloro che nutrono sentimenti di protesta verso il mondo politico, contribuendo a creare un clima di odio e propagandando le loro intenzioni a disertare le urne il 28/29 Marzo.
Secondo me il non voto non è una soluzione. L’intelligenza vorrebbe che, l’unico modo per scegliere tra due o più soluzioni è di adottarne una: la più interessante o la meno peggio. Non votando, si garantisce semplicemente a chi prende più voti di vincere e quindi è un sostenere a metà chi ha la maggioranza: il voto di altri.

Vittorio ha detto...

Mi sembra che il dibattito sull'astensionismo non decolli. Eppure, avrete visto che è uno dei temi (forse IL tema) di queste elezioni regionali. In attesa dei dati definitivi, sui quali vi invito poi a riflettere ed intervenire, vi consiglio di leggere la rassegna stampa di oggi (http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/rassegnaQuotidianaFrame.asp?clearFilters=true&ricercaData=2010-3-29) che contiene molti spunti interessanti in tema di astensionismo elettorale. Buona lettura, Vittorio

Aurelio Valeo ha detto...

Proprio sul chiudere dei seggi vi posto un sondaggio presente sul sito del corriere della sera al quale hanno già partecipato un buon campione di persone circa i possibili motivi dell'astensionismo. questo è dunque il "sentire comune": http://www.corriere.it/appsSondaggi/votazioneDispatch.do?method=risultati&idSondaggio=7074

posto poi un'analisi di oggi del prof.Mannheimer sempre sul corriere che spiega i motivi di questo astensionismo, ripercorrendo in pratica quello che noi abbiamo visto a lezione: http://www.corriere.it/editoriali/10_marzo_29/disaffezione_pesa_6c188768-3af7-11df-80d0-00144f02aabe.shtml

insomma, l'astensione era annunciata ed astensione alla fine è stata... sarà interessante ora vedere le conseguenze di questa bassa affluenza e quali parti politiche ne risulteranno colpite maggiormente. E sviluppare intorno a questo un'analisi e i propri commenti.
Aspettiamo qualche altra ora e sapremo...

Aurelio Valeo ha detto...

Allora, spoglio completato, elezioni finite e vediamo com'è andata.
Ieri sera a porta a porta il prof. mannheimer ha illustrato alcuni dati circa l'astensionismo di questa tornata elettorale. Due sono i dati principali che hanno attirato la mia attenzione: prima di tutto i dati sulle motivazioni (non li ho ancora trovati pubblicati online, quindi li cito a memoria, con qualche margine di errore) a fronte di un astensionismo per impedimento che ha riguardato circa il 30-35% si è avuto un astensionismo di protesta di oltre il 50%, con motivazioni di disgusto e disaffezione nei confronti della politica che sono quindi in forte crescita. Il secondo dato interessante da cogliere era quello di capire quale parte politica fosse stata maggiormente colpita da questo astensionismo. Ebbene, ne è emerso che le due parti politiche di centro-destra e centro-sinistra ne sono state colpite in egual misura. In particolare pdl 13%, pd 7.5 % idv 2% sinistra 1.5%. Notiamo come la Lega, partito uscito vincitore dalle urne, non sia stato per nulla toccato dal fenomeno astensionismo (cioè, un elettore che l'anno scorso ha votato Lega, quest'anno è dinuovo andato a votare e di nuovo ha votato per la Lega).

Passando ad analizzare invece il risultato di queste elezioni:
dalle urne esce vincitore ancora una volta il governo in carica, che non crolla nei consensi, ma anzi tiene bene, se non addirittura ne esce rafforzato. Sembrava dovesse essere penalizzato fortemente dall'astensionismo come avvenuto in Francia, mentre in realtà questo non si è verificato. La differenza evidentemente l'hanno fatta secondo me le due diverse opposizioni, con quella italiana a mio giudizio ancora impresentabile per pensare di poter competere seriamente contro il presidente più mediatico (questo si!!) degli ultimi 150 anni. Sono riusciti nell'impresa di perdere nel Lazio, in Piemonte, in Calabria con un distacco abissale (che era evidente ancor prima del voto) e l'unica regione dove hanno vinto (la Puglia), hanno vinto alla grande ma con un candidato che il Pd non voleva. Ogni altro commento penso sia superfluo...
Come detto, vince la Lega; E non credo sia un caso che sia il partito in questo momento probabilmente più vicino ai suoi elettori, riuscendo a farli sentire rappresentati appieno nei propri valori e nelle propri programmi di governo.

salvatore ha detto...

Le elezioni si sono concluse ormai da alcuni giorni e come si supponeva l'incubo dell'astensionismo è diventato realtà. L'affluenza al voto è in forte calo in tutta Italia, la percentuale di coloro che sono andati a votare si attesta intorno al 65% e quindi nove punti percentuali in meno rispetto al 2005. Ma la percentuale maggiore di astenuti è stata registrata nel Lazio.
Addirittura in Calabria a Bocchigliero (Cosenza) i cittadini decidono di non recarsi per niente alle urne. Questo non voto di protesta può essere spiegato dallo stato di totale abbandono in cui versa questo comune, dalla mancanza dei servizi principali e del lavoro che inducono molti cittadini a trasferirsi altrove.
Il forte astensionismo che si registra in questa tornata elettorale è frutto di un malessere, oggi più che mai, avvertito dal cittadino nei confronti della politica, della poca credibilità dei candidati e della confusione delle liste. E' importante riflettere su queste elezioni perché circa un elettore su tre non ha votato, quindi questa situazione senza precedenti nella storia repubblicana è indice di un forte problema. Se fino a poco tempo fa l'astensione riguardava le elezioni europee, oggi si estende a quelle regionali.
Diversamente da come ci si aspetterebbe il Governo in carica si conferma la forza trainante del paese guadagnando consensi e governatori. Tuttavia si spera, che nei prossimi tre anni non essendoci competizioni elettorali, questo governo "del fare" continui a fare.
Il vero problema secondo me da affrontare è la questione della rappresentanza. I cittadini e sopratutto le nuove generazioni chiedono un maggior coinvolgimento nella progettazione e nella gestione delle politiche che li riguardano. Rispondere a queste richieste è lo strumento migliore a disposizione della classe politica per fermare questo non voto.

Antonio Mirko ha detto...

Carissimo Professore e carissimi amici del blog…ci siamo!!! Arrivata al suo temine la corsa tra regionali, provinciali e comunali, la corsa alle elezioni intendo, proviamo a descrivere cosa è successo, come è andata, quali sono i risvolti più significativi!
Come discutere in merito a queste elezioni? Discutiamo su Regioni conquistate o perse, discutiamo sui Comuni passati al centro-destra o al centro-sinistra, oppure discutiamo si chi è riuscito a ridurre il pericolo di “astensionismo”e quindi su chi ha mobilitato i suoi elettori? (è quello che mi sono chiesto)
I risultati elettorali ci dicono che la percentuale di votanti è stata del 65%, ovvero diversi punti percentuali in meno rispetto alle precedenti elezioni regionali del 2005, per le quali si era presentato alle urne il 72% degli aventi diritto al voto.
In pratica, se parliamo solo degli aventi diritto al voto, possiamo dire che il 35% degli italiani si è astenuto dall’esprimere una preferenza (poi bisognerebbe tener conto di schede nulle o bianche).
Il mio primo pensiero? La mia prima riflessione? Ho pensato subito alla Francia, con una popolazione simile alla nostra e con una forma di governo –quella “semi-presidenziale”- che tanta attenzione sviluppa, ultimamente, nella nostra rappresentanza politica. Che sia spirato da noi un po’ di “vento francese”? Forse si, anche se non possiamo generalizzare perché in Francia si è astenuto il 53% degli aventi diritto al voto per le elezioni regionali…dato fortunatamente lontano dal nostro! Il vero problema è che nel nostro paese il calo di affluenza alle urne è qualcosa di nuovo, qualcosa che modifica (spero temporaneamente) alcune caratteristiche degli italiani. Nel nostro paese, infatti, l’astensione è sempre stata abbastanza contenuta e adesso dobbiamo capire perché la percentuale di persone che si sono astenute è aumentata.
Partiamo da quello che, personalmente, definirei un evento storico significante nella politica italiana: da quest’anno due delle 20 regioni italiane saranno governate da esponenti di rilievo del partito della Lega Nord e mi riferisco, ovviamente, a Roberto Cota che governerà il Piemonte ed a Luca Zaia (già Ministro delle politiche agricole) che governerà il Veneto.
Si tratta di un risultato che fa riflettere, soprattutto se teniamo conto del 13% di voti complessivi portati a casa dalla Lega! In realtà ho cercato di analizzare questo risultato con evidente difficoltà, data non solo dal fatto di essere un cittadino del sud Italia ma anche dal fatto di ricordare gli inizi di questo partito… molto radicato territorialmente alla cosiddetta “Padania”!
Allora cosa è successo? Forse in un periodo di insoddisfazione generale per l’attuale classe politica, caratterizzato dalla confusione e dalla scarsa “rappresentatività” dei nostri politici, c’è qualcosa che comunque è stato premiato. Mi riferisco ad una mia riflessione, forse troppo semplice, ovvero che in un periodo di disaffezione per la politica, caos nelle liste e scontri di vario genere, viene premiata dagli elettori la “chiarezza” della Lega Nord… un partito che può essere visto come estremo per alcuni punti di vista… ma sempre e comunque chiaro nei suoi intenti di azione politica. Insomma la Lega c’è e si vede… ha obiettivi reali e ideologici allo stesso tempo… è questo non è poco oggi come oggi! E’ questo secondo me che ha mobilitato gli elettori della Lega a differenza degli elettori del Pdl o del Pd… e su questo dobbiamo riflettere in quanto la Lega ha idee forti per quanto riguarda la politica fiscale, la politica sull’immigrazione….voi cosa ne dite cari colleghi??
L’essere diretti e schietti nelle relazioni politiche secondo voi ha aiutato la Lega a mobilitare i suoi elettori??

Antonio Mirko ha detto...

…segue
Il collega Aurelio ha già notificato la mobilitazione degli elettori della Lega nel precedente intervento, io proverò a dare un giudizio da buon cittadino-elettore.
La mia opinione è che la Lega ha una ideologia forte che ha determinato nelle ultime elezioni un “nuovo assetto”…ovviamente faccio riferimento a quello che in aula abbiamo affrontato quando per ideologia abbiamo inteso un “sistema coerente di idee…”. Questo partito, infatti, mirava a costruire un’identità nuova legata alla Padania, ad alcuni simboli di identificazione, ad alcune pratiche… insomma qualcosa che risultava essere impensabile negli anni ’80 e che oggi, invece, è (quasi) realtà.
Ad onor del vero, però, va anche detto che la Lega è anche il “partito più vecchio che abbiamo in circolazione”, mi sia passata l’espressione da bar che serviva per rendere l’idea!!! Come abbiamo detto più volte in aula la “campagna elettorale” si vince quando si riesce a far fronte al proprio astensionismo e come si fa questo? Motivando i propri elettori, facendo percepire che “la posta in gioco è alta”.
Interessanti sarebbero poi da analizzare i risvolti di una Lega “vincente”… per esempio parlare di un Ministro, qual è Calderoli, che senza interpellare presidenti di Camera e Senato si reca al Quirinale e presenta una personale “bozza” di riforme…
Da queste elezioni, però, emergono altre riflessioni….per esempio non si può parlare nettamente di vere e proprie vittorie…cosa intendo dire? Intendo dire che se il Pdl non viene punito nelle “second order elections”, come solitamente accade per i partiti del governo in carica, molto si deve al lavoro intrapreso fin dalla cosiddetta “prima Repubblica” dalla Lega. Così, anche se il Pdl ha effettivamente una piccola flessione in termini di voti, questo problema non preoccupa più di tanto (visti i risultati della Lega). Il centro-destra conquista quattro regioni quali la Calabria, la Campania, il Lazio, il Piemonte…. ma non riesce a spuntarla con due importanti candidati a sindaco come Brunetta e Castelli…. insomma è come se in qualche modo le cose si compensassero (anche se regioni e comuni sono realtà diverse). Anche per il centro-sinistra, che mantiene comunque 7 regioni su 13, non mancano dati sconfortanti quando per esempio mantiene Umbria, Emilia, Marche e Basilicata... grazie alle dedizioni territoriali dell’Udc di Casini.
Poi va ricordato il fenomeno “Vendola”, già Presidente della regione Puglia, che riesce a fare un “bis”… e pensare che il Pd neanche lo voleva!
Vendola era diventato governatore della regione Puglia vincendo le primarie veramente, vale a dire che non era stato legittimato come accadde per Veltroni, in quanto era realmente uno sconosciuto nel panorama politico nazionale quando vinse le primarie grazie ad una campagna elettorale innovativa/significativa… credo che questa sia stata e sia –oggi- la sua vera forza!
Insomma la Lega Nord da un lato e Vendola dall’altro riescono a mobilitare, in modo diverso, i propri elettori.