venerdì 6 aprile 2012

A che servono i partiti

Il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, ha recentemente dichiarato che i partiti non servono più. Quhttp://www.blogger.com/img/blank.gifi trovate le parole precise del primo cittadino del capoluogo toscano. Renzi se la prende anche coi sindacati, incapaci a suo dire di rappresentare i lavoratori.

Più o meno nelle stesse ore è scoppiato il caso Lega Nord, con lo scandalo dell’uso (per ora solo presunto) distorto del denaro pubblico che lo Stato concede ai partiti a titolo di rimborso elettorale. Lo scandalo dei soldi della Lega, che ha portato alle dimissioni di Umberto Bossi, suo leader storico, segue quello che aveva interessato il tesoriere della Margherita, partito di centro-sinistra poi confluito nel PD.

Insomma, il vento che spira sui partiti non è proprio placido e all’orizzonte si profilano interventi legislativi (come al solito d’urgenza, vedi ad esempio quelli sulle mafie) volti a regolamentare la vita dei partiti.
A lezione abbiamo detto, affrontando le funzioni svolte dai partiti politici ed in particolare le trasformazioni delle campagne elettorali contemporanee, che i partiti hanno sempre più bisogno di soldi e sempre meno di militanti e che un partito senza finanziamento pubblico ha scarse possibilità di conquistare ampi consensi.

In che direzione, quindi, dovrebbero andare i provvedimenti legislativi che a gran voce in queste ore si invocano?

sabato 30 aprile 2011

Finiamo(la) con la ‘ndrangheta

Il primo post di questo A.A. era dedicato alla ‘ndrangheta. Dopo l’intensa giornata di ieri, credo sia il caso continuare e (per ora) concludere proprio su questo tema. I quattro incontri che abbiamo fatto sono stati zeppi di informazioni e di stimoli alla riflessione. Spero che, rispetto alle vostre idee iniziali del fenomeno criminale calabrese, qualcosa sia cambiata, un po’ per le cose dette in classe, un po’ per le discussioni di ieri, comprese quelle in pullman. Prima che i mille impegni che ciascuno di noi ha appannino le impressioni che abbiamo tratto dall’esperienza di ieri, credo sia il caso di cristallizzarle qui, così da continuare il dialogo interrotto col rocambolesco arrivo a Germaneto. Ovviamente, riprenderemo il discorso in classe nelle due prossime e conclusive lezioni.

sabato 9 aprile 2011

In Calabria si vota anche così

Riprendo alcuni temi affrontati a lezione in tema di partecipazione, in particolare di partecipazione elettorale in Calabria. Ho introdotto e abbiamo discusso il concetto di "mobilitazione" come forma di partecipazione forzosa, quindi non come una vera forma di partecipazione politica. Questa modalità di non-partecipazione è tipica dei regimi autoritari, ma anche in contesti mafiosi possiamo individuare pratiche assimilabili alla mobilitazione.

Più in generale, sulle pratiche elettorali distorte, ma non necessariamente mafiose, ho fatto cenno ad una ricerca sul voto dei rappresentanti di lista alle elezioni provinciali in Calabria. Sull'argomento ho pubblicato un articolo che potete consultare qui quale è poi seguita una versione un po' più curata e breve uscita sulla rivista Quaderni Costituzionali (che non posso pubblicare qui perché coperta da copyright).

Leggete l'articolo quando avete tempo, poi scrivete - se volete - le vostre riflessioni ed esperienze personali. Dal poco che abbiamo ascoltato in classe, specie in alcuni comuni, le situazioni problematiche non mancano!

Perché finanziare i partiti con soldi pubblici?

Torniamo sul tema dei partiti e su come essi si finanziano.

Abbiamo visto che le modalità di reperimento di risorse dall’esterno sono cambiate notevolmente nel corso del tempo: dal sostegno diffuso di centinaia di migliaia (o anche di milioni) di iscritti dei partiti ideologici di massa, alla penetrazione nello Stato che è oggi la fonte privilegiata dei finanziamenti ai partiti di cartello. In verità, con la trasformazione dei partiti e delle campagne elettorali è la stessa natura delle risorse ritenute rilevanti dai partiti ad essere cambiata. Le risorse finanziarie sono oggi molto più importanti delle risorse di militanza. Detto in altri termini, senza denaro pubblico (o proveniente da importanti finanziatori privati), difficilmente i partiti riuscirebbero oggi a svolgere al meglio le loro funzioni tipiche.

Malgrado questa esigenza, se chiedessimo agli italiani se è giusto dare soldi ai partiti, la loro pessima immagine pubblica porterebbe sicuramente la grande maggioranza dei nostri connazionali a dire no ai finanziamenti pubblici. Dal momento che fare politica, specie ad un certo livello, è comunque un’attività costosa ma comunque molto appetibile, bisognerebbe allora chiedersi quali sarebbero gli effetti dell’azzeramento del finanziamento pubblico ai partiti. Su questo tema vi segnalo un articolo apparso su la Repubblica di oggi che riporta una richiesta, sicuramente controcorrente, dell’ex tesoriere dei Democratici di Sinistra, oggi parlamentare del PD. Vi invito a leggerlo e, se volete, commentarlo, magari andando a cercare informazioni sui due referendum tenuti in Italia proprio in tema di finanziamento pubblico ai partiti.

venerdì 18 marzo 2011

Rassegne stampa

Care studentesse, cari studenti,
come promesso, vi mando qualche riferimento per consultare alcune rassegne stampa e altri archivi molto utili.

Oggi vi citavo l’archivio storico del quotidiano la Repubblica e del Corriere della Sera. Usateli un po’, vedrete che hanno grandi potenzialità.

Per la rassegna stampa cartacea la risorsa più completa è quella preparata dalla Camera dei Deputati (ogni linguetta è una risorsa, esploratele!).

Un discorso a parte meritano le rassegne stampa radiofoniche. Ve ne propongo tre: “Prima pagina” al mattino presto su Radiotre; “Stampa e Regime” su Radioradicale (un po’ più tardi); la rassegna stampa del canale RAI GR Parlamento, anche questa non prestissimo. Il vantaggio di queste rassegne stampa radiofoniche è che potete scaricare le singole trasmissioni in formato Mp3, trasferirle sui vostri lettori e ascoltarle quando volete, anche a pezzi. Se mettete su un motore di ricerca qualunque i nomi delle trasmissioni, trovate facilmente il servizio di podcasting. Altrimenti, ve li indico io.

Se qualcuno di voi comincia ad usare queste fonti e vuole raccontare la propria esperienza agli altri sarebbe un’ottima cosa.

Infine, oggi vi citavo un articolo del Corriere con la gaffe della Ministro Prestigiacomo sulla faccenda del nucleare. Ne parlavamo a proposito del potere di agenda, cioè dei temi da imporre o da evitare in campagna elettorale per essere premiati/puniti dagli elettori, specie da quelli che hanno opinioni deboli. Lo trovate qui che ne pensate?

Buon fine settimana!
Vittorio

lunedì 14 marzo 2011

Libertà di stampa

In classe abbiamo affrontato il tema della democrazia e delle precondizioni sociali e politiche di un suo pieno dispiegamento. Tra le altre cose, ci siamo soffermati sulla libertà di stampa, sui meccanismi di formazione delle opinioni politiche, sulla costruzione del consenso politico, sul rapporto tra maggioranza e minoranza, sulla formazione dell'agenda politica e le dinamiche delle campagne elettorali. A questo proposito abbiamo anche citato le classifiche internazionali che comparano l'ampiezza della libertà di stampa nei diversi paesi. Su questo punto riporto, col suo consenso, un commento di Alessandro Mellace circolato sulla mailing list del nostro corso.
Vittorio

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Buonasera a tutte/tutti,
oggi, sulla scorta di quanto detto in aula dal Professore, ho cercato informazioni in merito alla libertà di stampa nei vari paesi del mondo. I dati sono molto interessanti e, almeno per quanto mi riguarda, i criteri adottati per stilare la classifica 2010 della libertà di stampa da Reporters sans frontières sono molto opportuni.

Ecco il link della classifica:
http://rsfitalia.org/classifica-della-liberta-di-stampa-2010/classifica-2010-della-liberta-di-stampa-la-posizione-dei-178-paesi/

visualizzabile anche qui:
http://en.wikipedia.org/wiki/Press_Freedom_Index

Superficialmente, prima di informarmi sull'argomento, assumevo come metro di giudizio solo il numero di trasmissioni "pro e contro" il governo, la quantità di tempo che un telegiornale dedica a partiti della maggioranza e dell'opposizione. Oltre ai due criteri citati occorre però prenderne in considerazione molti altri come:
- le violazioni che colpiscono direttamente i giornalisti (come omicidi, detenzione, attacchi fisici e minacce) e media (censura, confisca di copie di giornale, ricerche e molestie);
- grado di impunità di cui godono i responsabili di queste violazioni della libertà di stampa.
- capacità dei media di indagare e criticare
Questi citati sono solo alcuni dei criteri assunti per compiere l'indagine sopra citata, gli altri li troverete a questo link:
http://rsfitalia.org/classifica-della-liberta-di-stampa-2010/classifica-2010-della-liberta-di-stampa-come-e-realizzata-la-classifica-in-inglese/
(la traduzione in italiano del testo è riportata in fondo a questo post)


Di sotto un'altra classifica riferita al 2009:
http://www.freedomhouse.org/uploads/fop/2009/FreedomofthePress2009_tables.pdf
(qui l'Italia viene classificata come paese, in quanto a libertà di stampa, parzialmente libero)

visualizzabile anche qui:
http://it.wikipedia.org/wiki/Libert%C3%A0_di_stampa_(rapporto_Freedom_House)

I dati sono incredibili soprattutto quelli del 2009 vero?
Professore le fonti che ho individuato sono attendibili? Se ci sono, cortesemente, può indicare altre fonti che ritiene più appropriate?
Grazie


Buon sabato sera
Alessandro

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Reporters sans frontières
Classifica 2010 della Libertà di Stampa
(la traduzione non è impeccabile poiché effettuata con il traduttore automatico di google!)

Come l'indice è stato compilato
L'indice di Reporter Senza Frontiere misura le violazioni della libertà di stampa nel mondo. Essa riflette il grado di libertà che i giornalisti e le organizzazioni di news godono in ogni paese, e gli sforzi compiuti dalle autorità a rispettare e far rispettare questa libertà.
Un punteggio e una posizione viene assegnato a ciascun paese nella classifica finale. Sono indicatori complementari che insieme valutare lo stato della libertà di stampa. Un paese può cambiare la posizione di anno in anno, anche se il punteggio rimane lo stesso, e viceversa.
Questa classifica rispecchia la situazione durante un determinato periodo. Essa si basa esclusivamente su eventi tra il 1o settembre 2009 e il 1 settembre 2010. Non sembra a violazioni dei diritti umani in generale, basta premere violazioni della libertà.
Per compilare questo indice, Reporters sans frontières ha preparato un questionario con 43 criteri che valutano lo stato della libertà di stampa in ogni paese. Essa include ogni tipo di violazione che colpiscono direttamente i giornalisti (come omicidi, detenzione, attacchi fisici e minacce) e media (censura, confisca di copie di giornale, ricerche e molestie). E comprende il grado di impunità di cui godono i responsabili di queste violazioni della libertà di stampa.
Esso misura anche il livello di autocensura in ogni paese e la capacità dei media di indagare e criticare. Pressione finanziaria, che è sempre più comune, è anche valutata e inserita nel punteggio finale.
Il questionario tiene conto del quadro giuridico per i media (comprese le sanzioni per i reati di stampa, l'esistenza di un monopolio di stato per alcuni tipi di media e di come i media siano regolamentati) e il livello di indipendenza dei media pubblici.Esso riflette inoltre le violazioni della libera circolazione delle informazioni su Internet.
Reporters sans frontières ha tenuto conto non solo degli abusi imputabili allo Stato, ma anche quelli da parte delle milizie armate, organizzazioni clandestine e gruppi di pressione.
Il questionario è stato inviato a Reporters sans frontières organizzazioni 'partner (15 gruppi di libertà di espressione in tutti i cinque continenti), alla sua rete di 140 corrispondenti in tutto il mondo, e ai giornalisti, ricercatori, giuristi e attivisti dei diritti umani. Una scala messa a punto da l'organizzazione è stata poi utilizzata per dare un countryscore a ciascun questionario.
I 178 paesi classificati sono quelli per i quali Reporters sans frontières ha ricevuto questionari compilati da un certo numero di fonti indipendenti. Alcuni paesi non sono stati inclusi a causa della mancanza di informazioni affidabili, ha confermato i dati. In cui i paesi collegati, essi sono elencati in ordine alfabetico.
L'indice non deve in nessun modo essere considerato come un'indicazione della qualità di stampa nei paesi interessati.
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giovedì 10 marzo 2011

Sul professionismo politico

Care studentesse e cari studenti,
nel definire che cosa è la politica, oggi abbiamo toccato il tema del professionismo politico. Tra le varie considerazioni fatte, ne abbiamo dedicato qualcuna alle competenze che occorrono per svolgere per bene il lavoro di parlamentare. Su questo punto, in genere, si fa della facile ironia e si considerano tutti i parlamentari dei nullafacenti super pagati. Molti lo saranno di sicuro, ma se vogliamo prendere le cose sul serio, non possiamo limitarci ai luoghi comuni e ai discorsi da bar.

Nelle società complesse, quali sono le nostre, il professionismo politico è inevitabile, non si può pensare di affidare i posti di comando a politici improvvisati. Se ciò avvenisse sistematicamente, probabilmente il sistema politico diventerebbe talmente frammentato e i suoi prodotti sarebbero talmente incoerenti da rischiare l’ingovernabilità. Pertanto, le proposte che prevedono la limitazione a uno o a due i mandati dei parlamentari non fanno i conti con l’esigenza di maturare competenze specifiche che risultano necessarie per far funzionare un parlamento, per gestire un ministero, per evitare che un partito imploda per i conflitti interni etc.

Il gustoso esempio che a questo proposito citavo a lezione è la caotica gestione dell’aula del Senato da parte della presidente di turno durante l’approvazione della riforma sull’università. Qui trovate il relativo video.

Il suggerimento di lettura che davo a chi volesse approfondire il tema delle carriere e del professionismo politico in Italia è: Luca Verzichelli “Vivere di politica. Come (non) cambiano le carriere politiche in Italia” (il Mulino).